Pillole di Psicologia

Perchè faccio così? Perchè succede proprio a me? Perchè sta capitando ancora? Quante volte chiedendoci il perchè dimentichiamo di ascoltare come ci sentiamo... Porre le giuste domande ci aiuta a stare meglio: Come mi fa stare? Cosa sento? Quali sensazioni mi dà? Ascoltarci orienta, cercare di capire ci porta fuori strada.

"Quando aiutiamo i pazienti ad avere accesso al proprio Sè, attiviamo la loro capacità innata di guarire. Quando abbiamo fiducia nelle risorse innate della psiche ci sentiamo grati di poter svolgere questa professione, e la maggior parte della nostra vita professionale si caratterizza per un senso di meraviglia". - R.C. Schwartz -

La diversità può spaventare, farci sentire in pericolo, portarci ad evitare l'ignoto. Lo facciamo istintivamente per difenderci. Attraverso conoscenza, ascolto e incontro è però possibile trasformare l'iniziale paura in opportunità di arricchimento e crescita reciproca. W la diversità in tutte le sue forme!

Dentro o fuori, vado o non vado, dico o non dico. La mente semplica la complessità delle situazioni, permettendoci di risparmiare risorse cognitive, ma fornendoci uno sguardo ridotto e limitante. Considerare le sfumature di cui è fatta la vita è un'occasione per risparmiare energie, perchè anzichè lottare e cercare di tenere il "bianco" o il "nero" accogliamo entrambi, lasciando fluire anzichè bloccare. Si produrranno meravigliose sfumature che difficilmente avremmo potuto immaginare.

Attraverso un percorso psicologico abbiamo l'occasione di conoscere la nostra essenza, il nostro sè più autentico, oltre che di essere maggiormente sintonizzati su chi siamo ed esprimere con spontaneità la nostra vera natura. Conoscersi per ri-conoscere ciò che già c'è in noi, mostrarlo e viverlo appieno.

Disponibilità, ascolto, amore, sostegno... Se fossimo una persona a noi molto cara, come ci tratteremmo? Riserviamo anche a noi ciò che ci sentiamo di dare in termini di attenzione, tempo, energie alle altre persone? Donare ma anche donarsi, come sarebbe se un po' di quello che offriamo lo tenessimo per noi?

"Le persone più belle che abbiamo conosciuto sono quelle che hanno vissuto la sconfitta, la sofferenza, lo sforzo, la perdita e hanno trovato la loro via per uscire dal buio. Queste persone hanno una stima, una sensibilità e una comprensione della vita che le riempie di compassione, gentilezza e un interesse di profondo amore. Le persone belle non capitano semplicemente, si sono formate." - Elisabeth Kubler Ross -

Percorrere strade conosciute è rassicurante, ma non ci permette di scoprire luoghi nuovi e inaspettati. Solo se ci permettiamo di perderci possiamo trovare altri sentieri o crearne di nuovi. Anche in un percorso psicologico è necessario abbandonare la zona di comfort per esplorare nuove possibilità e arrivare infine alla nostra vera essenza.

Chi svolge la professione di terapeuta è, secondo una metafora di Jung, un/a guaritore/trice ferito/a: ha contattato la propria sofferenza, l'ha affrontata ed integrata e da ciò ha trovato la strada per poter sintonizzarsi sul dolore altrui senza venirne sopraffatto/a.

Tabù, indicibile ed impensabile, la morte è un tema che si cerca di evitare. Eppure, se riuscissimo ad integrare questa inevitabile fine terrena, sarebbe una grande opportunità per vivere in maniera piena ed autentica, riducendo angoscia ed ansia legate all'idea di morire e facendo luce su chi davvero desideriamo essere in questa vita.

Cosa significa ascoltarsi? Se allenata, è una pratica di consapevolezza potentissima, che ci mette in contatto con la nostra parte interiore, facendoci scoprire lati di noi nascosti o poco considerati fino a quel momento. Prestare attenzione a respiro, sensazioni corporee, emozioni e pensieri ci aiuta a stare con noi stessi nel momento presente. Quanto davvero ci ascoltiamo?

Perdonare è un processo trasformativo profondo. Non è sola accettazione, ma guardare al passato con compassione. Non comporta necessariamente una riconciliazione, ma permette di dare un senso alla sofferenza e liberarsi dei pesi che fino a quel momento ci tenevano legati ad emozioni come rabbia e frustrazione.

La "compassion fatigue" colpisce soprattutto le professioni di aiuto, che quotidianamente assistono persone in condizioni di estrema sofferenza. Ascoltare i loro racconti ed entrare in contatto con le loro emozioni può esporli a conseguenze psicofisiche importanti. La prevenzione è in questi casi fondamentale per ridurre la possibilità di sperimentare questa non sempre conosciuta condizione psicologica.

Gli stereotipi sono le lenti degli occhiali che usiamo per osservare il mondo. Sono legati al contesto sociale e familiare in cui cresciamo e viviamo. Influenzano inconsapevolmente ed automaticamente i nostri comportamenti e le nostre idee. Per modificarli, è necessario un costante lavoro di decostruzione delle nostre convinzioni. È un lavoro difficile, ma non impossibile. Avere lenti multicolore si può!

L'empatia può essere definita come la capacità di "mettersi nei panni altrui", cioè comprendere ciò che gli altri provano in una certa situazione.
Il filosofo Michail Bachtin introduce il concetto di exotopia: anzichè utilizzare il nostro sistema di valori, conoscenze e credenze nel tentativo di comprendere gli altri, lo mettiamo in discussione e ci poniamo in modo riflessivo e aperto rispetto all'esperienza che ci viene raccontata o che osserviamo, in un costante processo di apprendimento reciproco. Se cerchiamo infatti di metterci nei panni dell'altra persona, alla fine ci rendiamo conto che non ci vanno bene, troppo piccoli o troppo grandi per noi.

I fattori protettivi sono fondamentali per prevenire conseguenze psicologiche più o meno gravi in seguito ad uno o più eventi stressanti o potenzialmente traumatici. Sono suddivisibili in 3 categorie: 1) caratteristiche dell'individuo (autoefficacia, resilienza, strategie di coping); 2) contesto familiare; 3) rete sociale allargata (amicizie, relazioni affettive).

La gratitudine è una postura che raramente mettiamo in atto verso la nostra persona, ma ci può aiutare molto se tendiamo a colpevolizzarci e ritenerci responsabili dei nostri problemi ed insuccessi. Sii gentile e mostra gratitudine verso di te, ne beneficeranno anche le persone che ti circondano!

Identificarsi con i nostri pensieri può essere una delle modalità che troviamo per reagire a paure ed ansie legate alla sfera personale, lavorativa, familiare e amicale. Abbiamo la sensazione che ci sia qualcosa di sbagliato in noi e che non funzioniamo correttamente. Iniziare un percorso psicologico significa prima di tutto comprendere che non siamo i nostri pensieri, ma molto di più!

Quando un corpo estraneo, come un granello di sabbia o un pezzo di conchiglia, s’insidia nella cavità dell’ostrica, questa si difende dall’irritazione ricoprendolo da strati di madreperla. Da elemento indesiderato diventa un oggetto unico e prezioso. Così funziona la resilienza umana: ogni persona possiede le risorse necessarie per affrontare le situazioni di vita più difficili e dolorose.
A volte, serve l’aiuto professionale per farle emergere, ma sono lì, dentro di noi.

Lo stress è una normale risposta fisiologica e psicologica del nostro organismo di fronte a un compito o evento percepito come eccessivo in termini di energie richieste.

Se limitato nel tempo, permette di acquisire la motivazione necessaria a superare le difficoltà. Se però siamo sottoposti a livelli di stress elevati e prolungati, ciò potrebbe portare a conseguenze psicologiche che richiedono un aiuto specialistico.

Moltissime ricerche dimostrano come il tempo trascorso all’aria aperta, immersi nella natura, contribuisca a rendere le persone più serene, appagate e meno stressate.
Nel 1984 Wilson parlò di biofilia per descrivere l’amore per la natura, tendenza innata dell’essere umano.
Oggi la psicologia ambientale studia gli effetti della natura sulla nostra mente e sul nostro corpo.

Tra le parole più impropriamente utilizzate c’è senza dubbio quella di “trauma”. Dal greco “frattura”, “ferita”, intesa sia a livello fisico sia psicologico.
Lo stesso evento, vissuto da persone diverse, può essere percepito come traumatico o meno a seconda del significato che gli viene attribuito. Oggettivamente traumatici sono quegli eventi che minacciano l’integrità fisica o psichica propria o altrui. In quest’ultimo caso si parla di “traumatizzazione vicaria” o “trauma secondario”.

Quando le preoccupazioni occupano gran parte dei nostri pensieri e continuiamo a rimuginare su di esse consumiamo tantissime energie mentali, cognitive, fisiche.
Prevalgono stanchezza e sovraccarico, che ci impediscono di svolgere le attività quotidiane ordinarie. Evitare di arrivare alla “goccia che fa traboccare il vaso” è possibile, attraverso un percorso di conoscenza, apprendimento o potenziamento di strategie di gestione dello stress.

La più grande illusione dell’essere umano è credere di poter controllare quanto ci accade e che in assenza di controllo la vita sia una fonte continua di sofferenza.
La più grande opportunità è che, se anche questa sofferenza dovesse esistere, siamo sempre noi a scegliere come agire e reagire ad essa.

Se a livello lavorativo percepiamo uno squilibrio tra risorse e richieste, sentendoci "esauriti" a livello psicofisico, potremmo trovarci in una condizione di stress cronico e prolungato, definita in inglese "burnout". Interessa tutte le professioni, ma in particolare chi offre sostegno, cura, educazione e protezione alle persone in difficoltà, verso le quali col tempo può esserci disinteresse, cinismo e malevolenza. Non va perciò sottovalutato e necessita di un intervento professionale.

In età infantile e adolescenziale si sviluppa l'autoefficacia. Si tratta, seconda la definizione dello psicologo Albert Bandura, della percezione che abbiamo di noi stessi di essere in grado di fare qualcosa finalizzato al raggiungimento di determinati risultati. Si differenza dall'autostima, che è invece la percezione di noi stessi come persone adeguate/inadeguate, apprezzate/non apprezzate, considerate o meno.